Il lago di Resia e Glorenza
LAGO DI RESIA
La diga era stata annunciata per la prima volta nel 1911. Imprenditori della Montecatini volevano espropriare Resia e Curon e sfruttare la corrente del fiume per produrre energia. (…) I nostri paesi sarebbero scomparsi sotto una tomba d’acqua. I masi, la chiesa, le botteghe, i campi dove pascolavano le bestie: tutto sommerso. Con la diga avremmo perduto le case, gli animali, il lavoro. Di noi, con la diga, non sarebbe rimasto più nulla.
Tratto da Marco Balzano, resto qui
Il lago di Resia si trova sul confine con la Svizzera e con l’Austria. Per arrivare qui, dopo aver preso l’autostrada del Brennero siamo usciti a Bolzano per proseguire fino a Merano sulla statale Mebo. Da qui in poi una strada si snoda pian piano attraverso le montagne passando dal paesino di Forst/Fortezza dove abbiamo visto la fabbrica della Forst (purtroppo non siamo riusciti a fermarci, ma ce lo segniamo per una prossima volta!). La strada poi passa una serie di paesini altoatesini prima di arrivare ad una grande vallata circondata da bellissime montagne. Ancora pochi chilometri ed è fatta: lasciamo la macchina al parcheggio a pagamento che si trova di fronte al lago e ci troviamo il famoso campanile proprio davanti agli occhi.
Il giorno non potrebbe essere più bello: un cielo terso e un sole allegro ci riscaldano mentre iniziamo il giro del lago. Non riusciremo a girarlo tutto ma decidiamo di percorrere la parte che va dal campanile fino al paesino di Resia e ritorno (la passeggiata intorno al lago è lunga 15,3 km, ci vorrebbero molte ore a disposizione per completarla tutta. Una buona soluzione è quella di girarlo in bici e infatti abbiamo visto tantissimi ciclisti lungo il sentiero). Ci fermiamo a mangiare in un posto carinissimo che si chiama Dorfl decorato in perfetto stile sudtirolese dove il legno la fa da padrone. Accanto al ristorante, dove abbiamo mangiato benissimo, gli stessi propietari del ristorante affittano delle casine in legno con vista lago per la stagione. Il lago è veramente idilliaco, incastonato tra le montagne e con il campanile che spunta tra le sue acque. Eppure, qualcosa stona. Cosa ci fa un campanile in mezzo a un lago?
Vicino al parcheggio troviamo una bacheca che ci spiega quello che è successo: il progetto della diga per sfruttare l’energia idroelettrica proposto già nei primi anni del Novecento, le varie battute d’arresto al progetto in seguito alle guerre mondiali, i tentativi da parte della popolazione di ribellarsi al progetto senza risultato fino ad arrivare al 1950 quando i due villaggi di Curon Venosta e Resia vennero sommersi dall’acqua e gli abitanti furono costretti a emigrare, a lasciare le proprie case e i propri possedimenti senza mai ricevere un indennizzo per le loro perdite.
I due villaggi sono stati poi ricostruiti poco più in là rispetto alla loro posizione originale, ma il campanile romanico venne lasciato al suo posto da dove svetta indisturbato e ha assunto il ruolo di simbolo di questa tragedia ormai dimenticata. Nel tempo il lago è diventato una meta turistica molto affermata e la tragedia ha lasciato il posto al clic delle macchine fotografiche, ma il nostro dovere è quello di dedicare un pensiero a chi ha sofferto a causa di politiche scellerate che hanno trasformato per sempre il paesaggio originale. Se siete interessati al tema vi consiglio la lettura del libro Resto qui di Marco Balzano; le due citazioni che ho riportato sono contenute nel libro.
D’estate scendo a fare due passi e costeggio il lago artificiale. La diga produce pochissima energia. Costa molto meno comprarla dalle centrali nucleari francesi. Nel giro di pochi anni il campanile che svetta sull’acqua morta è diventato un’attrazione turistica. I villeggianti ci passano all’inizio stupiti e dopo poco distratti. Si scattano le foto con il campanile della chiesa alle spalle e fanno tutti lo stesso sorriso deficiente. Come se sotto l’acqua non ci fossero le radici dei vecchi larici, le fondamenta delle nostre case, la piazza dove ci radunavamo. Come se la storia non fosse esistita.
Resto qui, Marco Balzano
GLORENZA
A poca distanza dal lago, si trova questo borgo, non a caso inserito nella classifica dei Borghi più belli d’Italia. La sua peculiarità sta nel fatto che si tratta della più piccola città dell’Alto Adige e che ha conservato pressochè intatte le sue mura medievali. Tutto è rimasto pressochè inalterato con il passare del tempo: la città non è mai cresciuta oltre la sua cinta muraria, conservando in maniera quasi inalterata le sue caratteristiche nel tempo.
Ci sono vari punti d’interesse all’interno del piccolo borgo: vale sempre il consiglio di vagabondare senza meta per scoprire da soli gli angoli più affascinanti. Noi abbiamo visto le varie torri di controllo situate sulle mura, le porte di accesso e di uscita alla città, la piazza principale e le belle case che la circondano. Appena fuori le mura, passando un ponte ricoperto che permette di vedere l’Adige agli inizi del suo percorso ancora con poca portata ma con correnti impetuose, troviamo la chiesa parrochiale di San Pancrazio.
Rientrando all’interno delle mura, vediamo la bella via dei portici, di fronte all’antico municipio e alla Frauenkirche, una piccola chiesetta dallo stile neoromanico, la cui costruzione risale alla metà del Seicento. Giusto il tempo di comprare uno strudel da portare a casa e dobbiamo purtroppo ripartire ma questa giornata incantevole ce la ricorderemo a lungo!
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2 commenti
Claudia
Incantevole è dire poco! Bellissimo il tuo articolo e stupendo il tuo blog, trovo che il tuo obiettivo sia davvero affascinante, visiterai i luoghi più belli del mondo! Ti seguirò più che volentieri in queste avventure ❤️
Martina Curra
Ma grazieeeeee, troppo gentile!