le langhe
ITALIA,  PATRIMONIO UNESCO

Le Langhe, paesaggio vitivinicolo senza uguali

Difficile trovare gli aggettivi giusti per descrivere la bellezza di quest’angolo di Piemonte. Immaginatevi colline a perdita d’occhio completamente ricoperte di vigneti. Alcune di queste colline ospitano sulla cima un pugno di case strette intorno al castello e/o chiesa principale, i vari paesini delle Langhe.

Nel 2014 l’UNESCO inserì le Langhe, insieme al Roero e al Monferrato nella sua prestigiosa lista di patrimoni dell’Umanità. Noi, nella nostra gita fuoriporta che è durata due giorni, ci siamo dedicati esclusivamente alla zona delle Langhe, anche se non escludiamo di tornare per visitare per bene anche le altre zone.

La relativa vicinanza con Milano, la nostra città di partenza (si tratta di due ore di autostrada in tutto) rende fattibile visitare questo territorio in un weekend o addirittura in giornata.

PATRIMONIO UNESCO

Come vi dicevo prima le Langhe, il Roero e il Monferrato sono state dichiarate patrimonio dell’umanità nel 2014. Ecco le ragioni che giustificano il suo ingresso nella prestigiosa lista di patrimoni UNESCO:

Il paesaggio vitivinicolo del Piemonte comprende cinque zone con splendidi paesaggi di vigneti e il castello di Cavour, personaggio emblematico per la storia italiana ma anche per lo sviluppo della viticoltura della regione. Si trova nel sud del Piemonte, tra il fiume Po e gli appennini liguri, e continua a essere scenario di tutto un insieme di procedure tecniche e economiche per il coltivo dell’uva e invecchiamento del vin, caratteristici di questa zona da tantissimi secoli.

Nella regione sono state trovate viti che risalgono al V secolo a.C., epoca nella quale in Piemonte c’erano intensi scambi commerciali tra Celti ed Etruschi. Entrambi i popoli avevano nel loro linguaggio parole relative al mondo del vino e ne rimangono tracce nel dialetto locale. Nell’epoca dell’Impero Romano, Plinio il Vecchio sosteneva che la regione piemontese era la migliore dell’Italia antica per coltivare i vigneti. Anche il geografo greco Strabone menziona le botti di vino della zona.

IL NOSTRO ITINERARIO NELLE LANGHE

Vi lascio qui di seguito il nostro itinerario nelle Langhe. Con solo due giorni a disposizione abbiamo purtroppo dovuto fare delle rinunce e scegliere di visitare solo alcuni paesini a scapito di altri ma torneremo sicuramente in questa zona che ci ha completamente stregato.

BARBARESCO

il primo giorno siamo partiti da Milano a buon’ora e in due ore scarse siamo arrivati a BARBARESCO, che come il nome indica è il luogo di nascita e la culla del vino dal nome omonimo. La strada che arriva fino in paese è veramente scenografica, con queste colline completamente ricoperte da vigneti che si stendono a perdita d’occhio davanti ai nostri occhi.

Un ottimo inizio dunque per la nostra gita fuori porta! Il paesino è molto piccolo come tutti quelli che si trovano qui del resto per cui conviene tenerne conto soprattutto quando si cerca parcheggio. Noi abbiamo parcheggiato in un piccolo piazzale proprio accanto al ristorante La BARRIQUE in Strada Giro della Valle 17, dove poi abbiamo deciso di mangiare.

Il nostro obiettivo principale era passare dall’Enoteca Regionale del Barbaresco. Il posto che la ospita è molto suggestivo: si tratta infatti di un’antica chiesetta sconsacrata e riadibita a usi molto più profani, come la degustazione di vini. Ma le 10 del mattino ci sembrava troppo presto per iniziare a bere e abbiamo deciso quindi di fare prima una bella passeggiata in paese.

Barbaresco è veramente minuscolo e in un’oretta si gira tutto tranquillamente. E’ tutto disposto su un’unica via: dal palazzo del comune si può percorrere via Torino fino ad arrivare alla piazza principale del paese dove troviamo la chiesa di San Giovanni Battista e la torre del paesino visitabile con un costo di 6 euro (noi l’abbiamo solo ammirata da fuori).

Tornando indietro, ci siamo finalmente diretti verso l’Enoteca Regionale del Barbaresco, dove ogni giorno viene proposta la degustazione di un calice di vino a scelta tra tre vini diversi del territorio (Barbaresco) con un prezzo crescente a partire dai 5 ai 8 €.

Quello che mio marito ed io abbiamo apprezzato particolarmente è che c’era un angolino dedicato ai bambini, con quaderni e matite per colorare. I nostri bimbi erano felicissimi e noi ci siamo degustati il nostro primo calice di Barbaresco in tranquillità. Ci tengo a sottolinearlo perché da quando mio marito è diventato appassionato di vino e abbiamo iniziato a visitare cantine e fare degustazioni di vino, ho notato una grandissima differenza tra l’Italia e la Spagna in quanto a accoglienza dei bambini all’interno delle cantine. E’ chiaro che il mondo del vino è riservato agli adulti ma nulla vieta che anche i bambini non possano divertirsi con i giusti accorgimenti (o almeno io la penso così). In Spagna sono molto più tolleranti rispetto all’Italia nei confronti dei bambini.

Prima di lasciare Barbaresco, abbiamo mangiato molto bene nel bar/ristorante La Barrique dove abbiamo degustato i primi ravioli al Plin della gita, un’autentica meraviglia! C’è anche un parco giochi proprio davanti al dehor del ristorante che, a onor del vero, è completamente esposto al sole e d’estate è veramente complicato giocare per i bambini (meglio andarci di sera, per cena).

MONTELUPO ALBESE

Dopo pranzo ci siamo diretti verso Montelupo Albese dove si trovava il nostro alloggio Madama Langa country house. Se cercate un posticino carino dove passare due notti nelle Langhe vi consiglio caldamente di alloggiare qui. Ci sono vari appartamenti equipaggiati con cucina indipendente che si affacciano tutti sulle colline ricoperte di vigneti, la pace è veramente assoluta.

Il nostro era dotato di balcone, dove abbiamo fatto colazione e cena immersi in un paesaggio idilliaco. Ciliegina sulla torta la possibilità di fare un barbecue tra le vigne e le due piscine, una più grande e l’altra idromassaggio nella zona comune della cascina. Un must soprattutto in estate, nelle Langhe il caldo la fa da padrone visto e considerato che i terreni adibiti a vigneti non fanno ombra.

Il pomeriggio del primo giorno l’abbiamo passato proprio così facendo un bel bagno rinfrescante in piscina. Per la cena, abbiamo deciso di mangiare presso l’Agriturismo la Ruota, il proprietario della cascina dove soggiornavamo. Per raggiungerlo si può decidere di andare in macchina ma data la vicinanza, abbiamo preferito camminare.

Una stradina che si snoda in mezzo ai vigneti permette di raggiungere l’agriturismo in tutta comodità. Tra l’altro si passa proprio accanto alla panchina gigante nº 100, la nostra prima panchina gigante. Ci siamo fermati per scattare tantissime foto, tra l’altro al tramonto…che momento fortunato!

Abbiamo mangiato benissimo in questo agriturismo, degustando piatti tipici piemontesi come il vitello tonnato, la tartare di fassona e molte altre prelibatezze.

SERRALUNGA D’ALBA

La mattina dopo abbiamo deciso di fare un giro a Serralunga d’Alba, un paesino veramente grazioso. Un paesino di 509 anime che circonda il suo castello, una struttura veramente singolare. Si tratta infatti di un esemplare molto raro di “dongione” ovvero torri fortificate che oltre a fungere da difesa erano adibite anche a residenze della nobiltà.

Il castello è veramente impressionante da vedere, peccato averlo trovato chiuso per cui abbiamo potuto ammirarlo solo dall’esterno. Venne edificato tra il 1340 e il 1357 dalla famiglia Falletti, che però poi non hanno mai abitato lì.

BAROLO

Arriviamo alle “noti dolenti” del viaggio. Non per Barolo in sè, un paesino incredibile. La strada che si percorre per raggiungerlo è, se possibile, ancora più scenografica rispetto agli altri paesini. Vigneti che si susseguono uno dopo l’altro organizzati in vari cru (delimitazioni di aree geografiche che hanno delle caratteristiche tali che fanno sì che il vino prodotto lì sia diverso rispetto agli altri vini della stessa denominazione d’origine). Cannubi è il cru che viene considerato il migliore tra tutti quelli che si trovano a Barolo.

Dicevo note dolenti perché, diciamolo, non tutte le ciambelle vengono con il buco o non tutti i piani di viaggio sono un successo. La nostra idea era quella di visitare le cantine marchesi del Barolo, dove la storia ci dice è nato il Barolo, uno dei nostri vini nazionali più conosciuto e amato.

Ci siamo portati dietro i nostri bambini, come del resto avevamo fatto anche l’anno prima, quando siamo andati nel Bierzo. Con la differenza che nel Bierzo tutte le degustazioni e visite che abbiamo fatto con i bambini sono state un successo, mentre qui si è trattato di un disastro completo. Abbiamo totalmente sottovalutato la situazione e i bambini non erano ovviamente interessati alla visita con le ovvie conseguenze del caso.

Non fa nulla, i viaggi in famiglia sono così: si cerca di aggiustare il tiro il più possibile per evitare problemi ma si apprende anche dagli errori fatti.

La visita in sè è stata molto interessante e ve la consiglio se siete appassionati di vino, anche se il costo non è del tutto economico. Abbiamo pagato in tutto 35 euro a testa (i bambini ovviamente non hanno pagato) per la visita alla cantina e la degustazione di tre vini delle cantina con i grissini. Abbiamo poi aggiunto un piatto di ravioli al plin a testa perchè i bambini avevano fame e un tagliere di salumi di 16 euro.

LA STORIA DEL BAROLO

Vale la pena fare un piccolo inciso per raccontare la storia della nascita del Barolo, perché è veramente molto interessante. La nostra guida, veramente preparata, ha iniziato a raccontarci prima di tutto le caratteristiche che distinguono il Barolo rispetto agli altri vini:

  • il tempo di maturazione: 36 mesi tra botti di legno e le bottiglie
  • il tipo d’Uva: Nebbiolo, la stessa uva che serve per produrre il Barbaresco
  • L’uva dev’essere proveniente dalla denominazione d’origine del Barolo (i famosi cru di cui vi parlavo prima)

La nascita del Barolo si deve a due personaggi veramente importanti: Carlo Tancredi Falletti, marchese di Barolo e sua moglie Juliette Coubert de Maulévrier, ribattezzata marchesa Giulia di Barolo. I due si conoscono, si innamorano e convolano a nozze nel 1806. Lui diventa sindaco di Torino, per cui si trasferiscono in Piemonte e la marchesa appena arriva a Barolo intuisce subito l’enorme potenziale del vino prodotto in queste terre. Chiede dunque consiglio ad un enologo francese che gli dice di costruire una cantina e di far riposare il vino nelle botti.

Il vino prodotto, seguendo i consigli di quest’enologo francese, è un autentico successo. Tanto che il re d’Italia chiede alla marchesa di inviargli delle botti gratis. Giulia di Barolo gli promette di inviargli 365 botti di vino (una per ogni giorno dell’anno) ma purtroppo alcune di esse vengono smarrite lungo il cammino. Il re quindi le chiede come mai non fossero arrivate tutte le botti promesse e lei per cavarsi dall’impiccio si inventa una storia sul fatto che le botti mancanti fossero dovute al rispetto del tempo di Quaresima, quaranta giorni in cui si osservano digiuno e penitenze varie. Purtroppo Carlo e Giulia morirono senza discendenti e, visto che erano molto religiosi, decisero di donare la cantina all’Opera Pia di Barolo che conservò la cantina fino ai patti lateranensi che proibivano alle istituzioni religiose occuparsi di imprese e/o aziende secolari. La Famiglia Abbona comprò la cantina ed è la attuale proprietaria da più di 100 anni.

Ci ha parlato anche di un fenomeno veramente curioso: non so se avete mai sentito parlare dei Barolo Boys. Si tratta di una giovane generazione di enologi (erano giovani negli anni ’80) che, ereditando le cantine dai propri genitori, decisero di cambiare la forma nella quale veniva invecchiato il vino. Il metodo “antico” consisteva nel far riposare il vino in enormi botti di legno per un periodo di tempo lunghissimo (minimo 20 anni). Loro decisero invece, in netta contrapposizione con la tradizione, di importare dalla Francia delle botti di vino francesi chiamate tonneaux con una capacità di 550 litri per accorciare in maniera importante il tempo d’invecchiamento.

Il risultato fu veramente straordinario ma tutto questo successo causò ai Barolo Boys non pochi grattacapi dato che alcuni di loro vennero addirittura diseredati dalle loro famiglie.

Dopo la fine della visita, siamo rientrati nel nostro alloggio per goderci un altro pomeriggio di piscina in tranquillità e siamo ripartiti il giorno successivo dopo la colazione per tornare a Milano. Ci ripromettiamo però di tornare nelle Langhe o da soli o con i bimbi più grandicelli per visitare altre parti di questo meraviglioso territorio. Alla prossima!

5 commenti

  • Annalisa Spinosa

    Questo è un itinerario che voglio fare da un pò. Sono una wine lover d’eccezione e quindi sempre a caccia di borghi caratteristici dove degustare vini autoctoni. Devo assolutamente trovare un incastro per fare un week end nelle Langhe!

  • Spunti di Viaggio

    Un bellissimo itinerario quello che avete fatto nelle Langhe, fra paesaggi di vigneti davvero meravigliosi. Sono stata diverse volte ad Alba, durante la Fiera del Tartufo, ma ancora non ho girato bene la zona. Il tuo articolo mi servirà per andare per cantine e borghi: lo salvo subito!

  • Eliana

    Le Langhe non sono per niente lontane da casa mia e infatti ci torno spesso e volentieri, sia perché si mangia benissimo (non sono amante dei vini quindi mi limito all’esperienza gastronomica) sia perché è la patria delle mie amatissime Big Bench e quindi non posso non amarle!

  • Julia

    Mi piace molto questo territorio, le colline sono splendide e il periodo più bello per visitarlo è proprio l’autunno. Ideale anche abbinarci un’esperienza gastronomica

  • Sara - Slovely.eu

    Sono stata solo una volta nelle Langhe, d’inverno per il ponte dell’Epifania, quindi faceva super freddo, ma mi sono piaciute moltissimo, sia per i paesaggi e i borghi, sia ovviamente per l’enogastronomia che da queste parti la fa davvero da padrona raggiungendo livelli davvero sublimi! Mi piacerebbe tornare in autunno, quando i colori sono splendidi e magari c’è anche del buon tartufo! 😉

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.