OLTRE AI VIAGGI

Come combattere l’overtourism

E’ entrato in vigore da pochissimo tempo il contributo d’accesso a Venezia per combattere il fenomeno dell’overtourism, sovraffollamento turistico.

Venezia ha ovviamente le sue specificità in quanto città di mare e raggiungibile solo in treno o in vaporetto ma si può dire che gli stessi problemi che sta sperimentando la città veneta si stanno verificando più o meno in larga scala in tantissime altre città e/o borghi turistici.

La stessa idea di contributo turistico ha scatenato infinite polemiche e schieramenti tra chi la trova una buona idea e chi assolutamente non vuole neanche sentirne parlare.

Senza entrare nel merito della polemica, prendo come spunto questa notizia per riflettere sui danni ingenti che sta causando il sovraffollamento turistico, sulle possibili misure da adottare e su cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo per limitare il nostro impatto mentre viaggiamo.

Barcellona: un caso limite

aerial photography of high rise buildings
Photo by Aleksandar Pasaric on Pexels.com / la foto della copertina è del National Geographic

Esistono innumerevoli casi in giro per il mondo di quanto l’overtourism stia danneggiando le città (e non solo) ma permettetemi di parlarvi di Barcellona, la mia città d’adozione da 6 anni a questa parte che è un caso veramente emblematico.

Quando ci siamo trasferiti qui nel 2018, abbiamo effettivamente vissuto un anno in città a Sants, un quartiere che io personalmente adoro. Per un appartamento di 60 metri quadrati scarsi spendevamo 800 euro al mese. Pagare un affitto però non ci piaceva, volevamo avere un appartamento di proprietà. Abbiamo quindi iniziato a cercare casa e per il nostro budget le agenzie immobiliare ci facevano vedere solo catapecchie, appartamenti in completa oscurità o da buttare giù e rifare completamente.

Alla fine ci siamo trasferiti a Terrassa a 30 km dalla città trovando un appartamento spazioso e luminoso come piaceva a noi e con un prezzo adattato al nostro portafoglio. Negli anni ho conosciuto sempre più persone che, da Barcellona, si sono trasferite nell’hinterland a causa di un’impennata nel prezzo degli affitti e mutui. Sempre meno persone si possono permettere di vivere in città.

Questo succede per vari motivi, il principale dei quali è l’orografia della città che lambita dal mare a sud, dal parco di Collserola a nord, dall’Hospitalet de Llobregat a est e da Badalona a ovest non può fisicamente crescere. E cosa succede con gli appartamenti a disposizione? Vengono acquistati da grandi immobiliarie o centri finanziari per affitti turistici a breve o brevissimo termine che rendono molto di più rispetto agli affitti continuativi. Anche gli expat nordici vanno forte qui: lavorano qui con stipendi tedeschi, svedesi o norvegesi pagando le tasse nel loro paese e potendosi permettere appartamenti che sono preclusi a persone che vivono qui e guadagnano molto meno rispetto a loro.

PROTESTE E POSSIBILI SOLUZIONI

manifestazione a Barcellona/ foto dell’Heraldo di Aragón

La situazione è diventata sempre più esplosiva fino a quando le persone arrabbiate si sono unite in associazioni e collettive e hanno iniziato a protestare. E’ notizia fresca di questi giorni che in una manifestazione a inizio luglio, varie persone munite di pistole d’acqua hanno “innaffiato” turisti in giro per la città.

Anche se personalmente non sono favore della modalità adottata per la protesta, il problema è grave e come tale deve essere affrontato. Il sindaco della città Collboni ha proposto di ritirare sempre più licenze turistiche con l’obiettivo di arrivare al 2029 senza più licenze turistiche rinnovabili. Basterà questo ad arginare il problema?

Intanto sempre più negozi locali chiudono a favore di servizi creati per i turisti, la rambla (sarebbe più corretto chiamarla le ramblas), un tempo fiore all’occhiello della città è un susseguirsi di ristoranti cari con cibo immangiabile, fast food e negozietti di souvenir, la Barceloneta è infrequentabile a qualsiasi ora del giorno e della notte….

Overtourism: un pò di storia

Esistono varie correnti di pensiero sul tema del turismo di massa. Di fatto, se pensiamo un attimo in termini storici, il turismo di massa è stato possibile grazie a un’allargamento della fascia di persone che si potevano permettere di andare in vacanza. Voli a prezzi stracciati, alloggi economici: in un certo senso, tutto questo è senza dubbio positivo. Con i prezzi dei voli e degli hotel degli anni 70 io ( e come me, moltissime persone) non mi sarei mai potuta permettere di viaggiare!

Anche la relazione con mio marito, con due anni di storia a distanza tra Italia e Spagna, non sarebbe sopravvissuta a lungo senza la Ryanair che con pochi spicci ci permetteva di prendere voli ogni mese.

La situazione sta però ormai sfuggendo di mano: troppe persone in circolo stanno provocando un effetto a catena dagli esiti purtroppo catastrofici.

IL RUOLO DI INSTAGRAM E ALTRI SOCIAL MEDIA

person holding iphone showing social networks folder
Photo by Tracy Le Blanc on Pexels.com

E’ indubbio che Instagram, Tik Tok e compagnia bella stanno provocando un’impatto nefasto su moltissimi luoghi devastati da orde di turisti maleducati. Si parla proprio di Instagram effect quando un content creator lancia un video o una foto su un luogo prima sconosciuto ai più che diventa virale attraendo tantissime persone.

Avete presente i video su “5 cose che dovete assolutamente fare a ….”? O una foto di Piazza San Marco all’alba completamente da soli che poi creano false aspettative alle persone che visitano la piazza in un giorno qualsiasi? O “ecco la Toscana spagnola”, la “Venezia del Belgio” o chi più ne ha più ne metta….

La cosa peggiore è che la sensazione che viene fuori è che molti viaggino non tanto per il piacere della scoperta ma per fare delle belle foto da mettere sui social.

Cosa possiamo fare per combattere l’overtourism

Come avrete capito, quest’argomento mi sta particolarmente a cuore e cercherò di parlarne sotto una triplice veste: quella di semplice viaggiatrice, quella di travel blogger e dal punto di vista delle istituzioni.

SEMPLICI VIAGGIATORI

woman walking on pathway while strolling luggage
Photo by Oleksandr P on Pexels.com

Cosa possiamo fare noi? Nei limiti del possibile, cercare di viaggiare in bassa stagione e scegliere posti poco frequentati. Mi rendo conto che potrebbero venire fuori tantissime obiezioni: non sono molti quelli che si possono permettere il lusso di viaggiare fuori dalle feste comandate o agosto e diciamoci la verità, moltissime volte c’è un motivo serio per il quale certi posti sono molto frequentati. E’ chiaro che Parigi attira di più rispetto a un paesino sconosciuto della campagna francese (che potrebbe però nascondere piacevoli sorprese).

Un’altra accortezza non sempre facile da rispettare è quella di cercare di evitare i viaggi corti in aereo. Ultimamente ho sentito di persone che addirittura prendono l’aereo per andare a visitare una città x in giornata….ha senso tutto questo?

Se decidiamo di visitare un posto molto gettonato, potremmo decidere di dedicarci alla visita di posti meno conosciuti ma ugualmente meritevoli. A Barcellona ad esempio non esistono solo le creazioni di Gaudí: la casa de les Punxes o casa Amatller sono validissime alternative. A Milano possiamo decidere di visitare la certosa di Garegnano uscendo dai soliti circuiti turistici, giusto per fare un esempio.

Non sarebbe una cattiva idea anche evitare gli appartamenti turistici, anche se io ad esempio predico bene e razzolo male perché é la mia soluzione preferita quando sono in viaggio con i bambini per il fatto di avere a disposizione cucina e lavatrice. E’ anche vero che sto seriamente pensando in futuro di privilegiare soluzioni come Home Exchange o simili, che ti permettono di poter scambiare case o alloggiare a casa di sconosciuti.

Queste sono alcune semplici indicazioni che mi sono venute in mente, ma mi farebbe veramente piacere trovare nei commenti quali sono le soluzioni alle quali voi avreste pensato.

TRAVEL BLOGGER/CONTENT CREATOR

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Photo by Maria Orlova on Pexels.com

Credo che quando ci si propone di ispirare altre persone attraverso i viaggi si abbia la responsabilità di farlo nel migliore dei modi. Questo significa che l’etica ha un peso importante anche in questo settore. Non ho un seguito molto grande (come direbbe Alessandro Manzoni, io e i miei 25 lettori) ma cerco di scrivere e pubblicare post su Instagram nel modo più etico possibile.

Se un posto non mi è piaciuto, lo dico. Se un posto era troppo affollato per i miei gusti (la Casa Batlló ad esempio) lo dico. Generalmente, non mi faccio guidare da post o reel su Instagram che ti promettono meraviglie perchè mi è successo molto spesso in passato di fidarmi per vedere le mie aspettative completamente tradite.

Capisco che questo sia più difficile da fare quando ti ritrovi a farlo per lavoro e devi per forza pubblicizzare posti e luoghi dove ti hanno invitato, ed è uno dei motivi per i quali non mi piacerebbe trasformare questo hobby in lavoro. Credo comunque che un buon travel blogger e/o content creator dovrebbe avere un minimo di sensibilità e non pubblicizzare cose in cui non crede.

Cerco di invitare le persone a visitare anche mete meno conosciute rispetto alle solite mete canoniche. Per fare un’esempio, in Andalusia c’è molto di più da vedere oltre Siviglia, Granada o Cordoba. Sto parlando di posti come Sanlucar de Barrameda, Doñana, Olvera o Antequera e molti altri.

Non sono assolutamente perfetta, ci mancherebbe altro ma queste sono le scelte che faccio quando decido di parlare dei miei viaggi. So che esistono addirittura travel blogger e/o content creator che decidono di non parlare e/o geolocalizzare determinati luoghi per paura di perderne l’esclusività e/o autenticità ma io non potrei mai farlo. Scelgo comunque di diffondere la bellezza nella speranza che le persone che decidano di usufruirne lo facciano in modo responsabile.

LE ISTITUZIONI

E’ assolutamente essenziale che le istituzioni inizino a implementare misure di contenimento del turismo. Controllare la capienza e l’afflusso degli accessi per garantire un’esperienza di qualità a tutti. Un esempio che funziona secondo me benissimo è quello dell’Alhambra a Granada: accessi regolamentati per orario e biglietto che bisogna acquistare con largo anticipo.

Capisco che non è lo stesso regolamentare l’accesso di un monumento rispetto all’accesso di un’intera città ma la scopo è quello di godere al meglio della visita. Chi è in grado di godersi la visita a una città e/o monumento brulicanti di gente?

L’Unesco è complice dell’overtourism?

Non potevo non chiudere questo articolo senza una menzione all’UNESCO. Come ormai saprete sicuramente, la mia più grande ambizione è quella di visitare tutti i patrimoni dell’Umanità del Mondo. Potrebbe sembrare una contraddizione con tutto quello che ho scritto finora e per certi versi lo è.

Come ho già avuto modo di scrivere nell’articolo diventare patrimonio UNESCO: privilegio o maledizione? sono conscia del fatto che non sia tutto rose e fiori, che molte volte ricevere il prestigioso riconoscimento di patrimonio dell’umanità ha danneggiato più che protetto il territorio in questione. Eppure esiste una grandissima disparità tra patrimoni dell’umanità. Tutti sanno dove si trova e cos’è il Taj Mahal ma pochissimi hanno sentito parlare della Vall de Boí. Sono entrambi all’interno della lista dei patrimoni ma il primo riceve 20 volte più visitatori del secondo.

Non sempre quindi patrimonio UNESCO è sinonimo di overtourism e io so per certo che li voglio visitare tutti, accessibili o inaccessibili, conosciuti o sconosciuti che siano!

Fatemi sapere nei commenti se condividete la mia tesi sull’overtourism, cosa cambiereste e cosa ne pensate in generale!

13 commenti

  • Annalisa Spinosa

    Con me sfondi una porta aperta. Viaggio da più di venticinque anni e ti assicuro, tornare ora nei luoghi che ho visitato a quei tempi mi ha messo tanta tristezza. Prendo ad esempio Mon Sant Michel, in Francia. Quando lo vidi per la prima volta era pura magia, un luogo incontaminato circondato da sabbie mobile e in balia delle maree. Ora ci hanno costruito davanti un ponte in cemento inguardabile, dove passano a tutte le ore taxi e carrozze ( trainate da cavalli ) che collega la terraferma e i parcheggi all’abazia. Questo ha reso Mont Sant Michel un fenomeno da baraccone!!!

  • Marina

    Da romana vivo giornalmente questo problema! Interi quartieri del centro sono ormai pieni solo di b&b e ristoranti ed è impossibile trovare casa in affitto a prezzi ragionevoli. Non seguo i consigli sui social, ma da viaggiatrice e blogger mi piace trovare percorsi meno battuti. Capisco che viaggiare è un diritto di tutti, ma sicuramente bisogna trovare una soluzione.

  • Eliana

    Proprio oggi pomeriggio farò una diretta Instagram parlando di Overtourism e concordo con tutto ciò che hai scritto: tra l’altro ho notato anche una tendenza sui social, ogni anno è l’anno di un luogo. Per esempio, nel 2019 tutti sono stati a Budapest, nel 2022 a Cipro, quest’anno in Marocco (giuro che a Cipro ci sono stata lo stesso anno ma non avevo idea della cosa e idem quest’anno per il Marocco, insomma le motivazioni sono diverse) però è proprio vero che i social alimentano l’ondata del turismo di massa.

  • Mimì

    Un problema davvero molto grosso, e non basta fare pagare l’ingresso come a Venezia, per venirne a capo! L’Overtourism è sicuramente n pò colpa dei social, IG in testa, che hanno creto “le mete istagrammabili”, ovvero vai che sei alla moda! Mi viene una rabbia! Problema analogo lo hanno le Dolomiti del Trentino- Alto Adige

    Quest’anno sono stata in Andalusia e amcora, lì, la situazione non è “al limite” come Barcellona o le Canarie! Direi che ad esempio, Cordoba, la ho trovata priva di turisti, a parte i pulmann cdei gruppi che visitavano la Mezquita. Me la sono girata con gioia, al ritmo lento che va controcorrente con l’overtourism.

    Ecco, io viaggio da sempre così, alla ricerca di luoghi poco frequentati e poco conosciuti e non mi lascio prendere nemmeno su Ig o Facebook sal dire “meta wooww pazzesca”

  • Paoletto

    Articolo interessante!
    Per varie ragioni ho visione diretta e indiretta del fenomeno overtourism. Le soluzioni non sono facili. E’ necessario prima di tutto prende atto che il turismo oggi è da considerare per quello che è: un attività economica che è essenzialmente “insostenibile”. E’ alla pari con una industria pesante. Inoltre trova la massima espressione del suo successo economico quando riesce a scaricare i costi sulle destinazioni. Più inquina, sottrare spazi e piega la destinazione senza controbilanciare più i margini sono alti.

    Ad esempio sugli affitti brevi ci vorrebbe una gestione delle città tale da poter stabilire dei rapporti tra appartamenti per l’affitto lungo e quello breve. Con licenze temporanee di pochi anni il cui rinnovo sarebbe subordinato al rapporto tra appartamenti disponibili sul mercato per la residenza e per l’affitto ai turisti.

    Però gli interessi economici in gioco sono molto forti (non sempre leciti tra l’altro).
    Le proteste che si vedono in questi giorni in Spagna possono sembrare antipatiche ed eccessive e in parte forse lo sono anche ma credo che sia l’unico modo per attirare l’attenzione e generare una controspinta. si devono obbligare le autorità locali e nazionali a non prestare attenzione solo agli operatori economici del turismo ma anche al resto della cittadinanza.

    Il tema principale è che ci deve essere più ampia ricaduta sul territorio degli introiti derivanti da turismo.
    Le modalità sono tutte da studiare ma il problema non è più rinviabile in molte destinazioni.

    In fine sono molto perplesso rispetto alla prospettiva di “educare il turista”. Sul lungo periodo ci possono essere dei frutti, ma come dice un vecchio adagio “sul lungo periodo saremo tutti morti”.
    Servono soluzioni a breve scadenza che non possono che passare da limiti e obblighi che modellino l’offerta sulla base delle esisgenze delle destinazioni.

  • Claudia

    Io sono una di quelle che pensa che il contributo d’accesso a Venezia non serva a combattere l’overtourism ma servirà solo a far incassare più soldi al comune di Venezia. Chi vuole andare a Venezia ci andrà comunque tassa o non tassa. Sull’Unesco avrei qualcosa da dire… non tanto per l’overtourism quanto su come si sta comportando con le popolazioni locali che vivevano a due passi dai siti unesco. In particolare voglio citare Angkor Wat che, per diventare patrimonio dell’Unesco, ha letteralmente sfollato chi ci viveva da generazioni. E’ stato terribile conoscere la loro storia, raccontata da chi da lì a qualche giorno sarebbe stato portato via dalla sua terra. Famiglie divise e individui spostati in nuovi villaggi creati appostamente per loro e ovviamente, molto distanti dal sito.

  • marina

    Discorso molto interessante e attuale. Noi in quanto travelblogger abbiamo sicuramente una responsabilità nel momento in cui andiamo a mostrare/raccontare i luoghi. Sempre dovremmo mettere l’onestà davanti a tutto, come giustamente scrivi tu. Per quanto riguarda le istituzioni… eh, tema complesso: io lo vedo nel settore musei, nel quale lavoro: vengono pompati i grandi numeri di visitatori dei grandi attrattori (Colosseo, Uffizi, Pompei) e non si pensa a fare una riflessione sul redistribuire eventualmente questi flussi che sono esagerati e che alla lunga (ma anche a breve, temo) saranno dannosi per il patrimonio culturale.

  • Bru

    Articolo molto interessante e ben fatto, un problema reale che mi sta molto a cuore, sto vivendo in diretta la trasformazione di Bali e di altri siti indonesiani, e tutto questo scempio da parte di viaggiatori di massa spesso menefreghisti di quello che stanno realmente vedendo, i danni sono oramai quasi irreparabili ovunque
    noi travel blogger italiane dovremmo scrivere un’articolo tutte insieme… posto la proposta nel gruppo fb

  • Silvia The Food Traveler

    L’ultima volta che sono stata a Barcellona ho visto una scritta fatta con le bombolette su un muro in centro: Fora Turistes. Ero con una coppia di amici che vive in città, e mi hanno spiegato come il problema degli affitti a breve termine stia creando seri problemi. La questione mi ha colpito molto e ho letto parecchio sul tema, cosa che mi ha portato a leggere anche di Venezia. Non so se mettere una fee di accesso o ritirare le licenze sia una soluzione, forse a lungo termine sì.
    Mi viene in mente un evento che si svolge ogni due anni nella mia città, che è più un paesone di provincia: per tre giorni i turisti si riversano per le strade, e da un lato capisco che sia un’ottima cosa per le istituzioni, gli organizzatori dell’evento stesso e le attività commerciali, ma allo stesso tempo è un po’ strano che chi vive qui durante quei tre giorni possa scordarsi di prendere un caffé in pace al bancone del bar, fare la spesa al mercato, parcheggiare la macchina e via dicendo. Per non parlare della spazzatura che lasciano in giro. Ecco, se mi innervosisco io per tre giorni, posso solo immaginare cosa significhi sopportare l’overtourism in una grande città come Barcellona o Venezia.

  • laura

    tre anni fa, la prima settimana di luglio, ho visitato Santorini ed era strapiena di turisti…bisognava fare la fila anche per camminare, per farsi una foto, per prendere la funivia…L’ isola però è talmente bella che mi sono ripromessa di ritornare magari a maggio o ad ottobre ed evitare l overtourism.

  • Ester

    Articolo molto interessante con svariati punti di riflessione.
    Sono d’accordo praticamente su tutto e riconosco che ognuno di noi ha una responsabilità in questa situazione, ma le Autorità hanno il dovere di adottare delle misure per arginare il più possibile questa genteification ed i problemi che ne conseguono. Purtroppo tutto il mondo è paese ed è una condizione dilagante in ogni paese del globo (terracqueo).

  • Paola

    Tema complesso che è difficile da dipanare senza una politica generale. Certo ognuno può fare la sua parte, ma credo che questo non possa bastare.
    Noi abbiamo smesso da tempo di rincorre i luoghi troppo troppo affolati e credo che il rialzo dei prezzi dei voli farà la sua parte

  • La Kry

    Il tema è complesso e l’articolo fa riflettere.
    Le soluzioni possibili sono tante ma nessuno può sapere se funzioneranno o meno prima di averle provate per un congruo periodo di tempo.
    Personalmente sono, come te, tra quelli che preferiscono gli appartamenti agli hotel, ma in questo caso credo che una soluzione semplice sia limitare le licenze per gli affitti brevi e incentivare gli aparthotel, salvano così capra e cavoli.
    Per quanto riguardo invece l’impatto dei social sul turismo, credo che quello potrebbe essere uno strumento potente per aumentare la dispersione dei turisti verso destinazioni meno note. Al momento però le piccole realtà faticano a farsi notare in mezzo ai tanti scatti dei posti più in e, per contro, quando un posto relativamente sconosciuto invita un grosso influencer può poi incorrere nel rischio di non riuscire a gestire l’ingente flusso turistico che potrebbe derivarne.
    Come ultima nota devo dire che io adoro i siti Unesco ma una delle critiche che più spesso ho sentito è che “Non tutti sono belli”.
    Questa critica è stata causata in primis proprio dall’Unesco perchè numerose campagne pubblicitarie hanno fatto passare l’idea che se qualcosa è patrimonio dell’umanità debba essere anche bellissimo. La vera importanza di un luogo, il suo valore storico, culturale e quant’altro, viene spesso bellamente ignorato e questo è da imputarsi a una pessima comunicazione.
    Nel mio piccolo, faticando a rinunciare agli appartamenti, cercherò per quanto possibile di muovermi nei giorni e nelle stagioni di minor afflusso turistico, promesso!

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